'O paese d'o sole ...

'O paese d'o sole ...
"" Chist'è 'o paese d''o sole, chist'è 'o paese d''o mare, chist'è 'o paese addò tutt' 'e pparole, sò doce o sò amare, sò sempe parole d'ammore ... "" - (Cliccate sull'immagine per ascoltare questa meravigliosa canzone, interpretata dallo straordinario Bruno Venturini).

venerdì 3 maggio 2013

Il ristorante "" Don Salvatore a Chiaia "".

Ristorante Don Salvatore a Chiaia.
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60 anni di storia di pizza e della cucina napoletana di mare.

Tutta n’ata storia.

Sì perché qui non si tratta della semplice visita ad un qualsiasi ristorante di Napoli.

Qui c’è un pezzo di storia della cucina napoletana e dei cambiamenti della città dagli anni ’50 ad oggi.
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Tutto comincia proprio nel 1950, quando Salvatore Aversano, pescatore a Mergellina con la passione della cucina, apre, prima soltanto nella bella stagione e poi stabilmente, “Don Salvatore a Mergellina od a Chiaia” sulle palafitte a mare, alle quali si accedeva dal marciapiede con le scalette che portano allo storico cantiere Di Pinto, i gloriosi artigiani degli incantevoli gozzi a vela napoletani, con la stella scolpita in legno sul cavallino di prua.
 
In quegli anni quel marciapiede era occupato da distese di candide reti di cotone esposte al sole, che i tannini usati per preservarle dalla marcescenza rendevano scure e i galleggianti erano di sughero vero. Spesso, dopo le mareggiate capitava di dover recuperare dal mare tavoli e sedie.

Nel 1961, cinque giorni prima dell’apertura, mi racconta la zia di Francesco Aversano, figlio del grande Tonino, arriva il decreto d’abbattimento delle palafitte.

Salvatore non si arrende, di fronte, sull’altro marciapiede, ci sono i “malazeni” in tufo, con i tetti a volta, ricovero invernale per le barche e decide che Don Salvatore non può sparire, si sarebbe trasferito.

Poco dopo, nel 1962 l’apertura del nuovo locale, paure, preoccupazioni: la fila per entrare arrivava fino alla piazzetta della funicolare di Mergellina, forse la più suggestiva di Napoli, che collega i quartieri della collina di Posillipo con il lungomare Caracciolo e il porto turistico, attraversando parchi e giardini privati, un percorso di circa 600 metri con panorama mozzafiato.
 
Dopo 48 anni, il locale è ancora qui, faro e affezionato custode della ristorazione partenopea della tradizione classica di eduardiana memoria.

Dopo il trasloco, il ristorante è andato avanti sotto la guida di Salvatore e di suo figlio Antonio, da tutti detto affettuosamente Tonino.

Alla scomparsa di Salvatore, “ il gentil pescatore”, Tonino va avanti con grande successo, insieme alle sorelle Maria Rosaria e Luisa fino al dicembre 2008, quando il Maestro Ristoratore e Papà della Sommellerie campana scompare lasciando il testimone a figli e nipoti.

Vincenzo Esposito si occupa della gestione e della ristorazione, l’organizzazione commerciale e amministrativa passa al figlio di Tonino, Francesco Aversano, Amministratore Delegato di Mascalzone Latino, per dieci anni in giro per il mondo, poi rientrato a Napoli per alimentare, insieme ai familiari, la passione del nonno e del padre per l’autentica cucina napoletana.
 
Tonino era un cultore delle autentiche tradizioni, dei piatti storici, fedelmente interpretati, fatti di sostanza, dove i sapori sono tutti comprimari e distinti, in una parola armonici, abbinati grazie alla profonda conoscenza della ricchezza e diversità del patrimonio agricolo, ittico e caseario campano.
 
Una fedele interpretazione della cucina dei napoletani prima “ mangia foglie” e poi “magna maccheroni”, insomma la cucina delle proprie radici, da non dimenticare mai, adeguandosi con intelligenza e creatività al passare del tempo. La memoria storica è fondamentale, qui nulla è andato perduto.

A tenere il filo ci pensano appunto, il nipote Vincenzo Esposito, esperto di vini ed erede dei “segreti” di Tonino insieme allo chef Francesco Costa, ai fornelli di Don Salvatore da oltre 40 anni, l’aveva preceduto, fino agli anni ’90 lo chef  Peppe Abruzzese, detto, per le sue origini “‘O Calabrese”.

Lo chef mi racconta con gli occhi lucidi degli anni trascorsi insieme a Tonino, a discutere di piatti da creare, in giro per il mondo tra Europa, Stati Uniti e Giappone.

Da qualche anno, al fianco di Francesco Costa c’è il giovane e appassionato sous Chef Vittorio Soriente.

Il locale tiene in pari considerazione pizza e cucina, grazie a Tonino, profondo conoscitore della pizza, delle sue caratteristiche di cibo da strada, diventata pizza napoletana con l’avvento del pomodoro ai principi del 1700.

La tradizionale pizza Margherita la fa da padrone, un altro personaggio storico è dietro al bancone da 34 anni, il Maestro Pizzaiolo Enrico Masiello.

(Fonte Luciano Pignataro).
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